Le testimonianze dei ragazzi, 9 e 12 all’epoca dei fatti, lo avevano portato dietro le sbarre gravato da una condanna a 11 di reclusione e da un marchio di infamia. Una volta adulti, i giovani hanno ritrattato: avevano mentito istigati dalla madre, oggi ex moglie del padre. Un’odissea terminata con l’assoluzione della Corte d’Appello di Perugia. “Giustizia fatta, ma in parte. Non avevo fatto niente e la libertà mi spettava di diritto”
BRESCIA – “Oggi è una giornata speciale, molto attesa. E’ finito un incubo. Sono contento di avere i miei figli e i miei familiari sempre accanto, poi piano rimetteremo a posto il resto delle cose”. Sono le prime parole pronunciate da Saverio De Sario dopo essersi lasciato alle spalle il carcere di Terni a seguito della sentenza della Corte di Appello di Perugia, che in sede di revisione lo ha assolto da un’accusa sconvolgente: l’aver abusato sessualmente dei figli. Accusa per la quale Saverio era stato condannato in via definitiva a scontare 11 anni di detenzione, ma soprattutto a portarsi addosso per tutta la vita un marchio indelebile di infamia. Chi ha salvato Saverio da quell’inferno? Proprio l’oggetto delle sue presunte perversioni: i figli, che a distanza di tanto tempo dai fatti, accaduti tra la Sardegna e Brescia quando i ragazzi avevano 9 e 12 anni, hanno ritrattato tutto, affermando di essere stati costretti a mentire dalla madre ed ex moglie di De Sario.
Oggi quei ragazzi ormai uomini di 24 e 27 anni erano fuori del carcere di Terni ad aspettare il loro papà. I primi ad abbracciarlo, dopo quasi tre ore di attesa, il tempo necessario per il disbrigo delle ultime pratiche, quando lo hanno visto varcare l’ultimo cancello tra sè e la libertà, assieme ad altri parenti e all’avvocato difensore Massimiliano Battagliola. Un abbraccio lungo e intenso, anime e corpi fusi dalle lacrime di gioia. Superato quel momento di paralizzante emozione, Saverio De Sario, origini sarde, codino e indosso una tuta scura, ha quindi rilasciato le sue prime dichiarazioni. “Io sono fortunato, sono uscito da questo incubo avendo la consapevolezza di avere la coscienza a posto, ma penso anche a quanta gente non ha avuto la mia fortuna e si trova davanti una montagna senza via di uscita”.
milano.repubblica.it, 21 aprile 2017